sabato 17 marzo 2018

TOMB RAIDER - Lara Croft in bicicletta

Sono stanco. È tutto il giorno che cammino per Milano sotto la pioggia. Prendere appunti e fare foto da solo mentre fuori l'ombrello diluvia ininterrottamente è da infami.
Odio i sopralluoghi ma quando vuoi fare cinema questo è un passaggio determinante.

L'unico modo per ricaricare le pile quando sei a due ore di viaggio da casa, è sedersi e riscaldarsi.
Per farlo ci sono due modi: o vai al bar o vai al cinema.
E dato che al bar non posso vedere Alicia Vikander, decido che é meglio il cinema.


Alicia non ho potuto incontrarla di persona (altrimenti sai come ti ribalta suo marito, il giovane Magneto, Michael Fassbender!) ma quantomeno sullo schermo.
La Warner ha puntato su di lei per il reboot si Tomb Raider e diciamo che ci azzeccato.
Si, anche se non ha le curve della Jolie.

Premessa: per godersi questo film non bisogna avere la preparazione del gameplayer sfegatato che ha sfondato il divano di casa finendo, uno ad uno, tutti i capitoli per PlayStation su Lara Croft.
Bisogna però sapere che non si va incontro a un capolavoro ma a un film pulito, accattivante, che stilisticamente ammicca al videogioco e si presenta come un blockbuster che rispetta le aspettative.

Un film a livelli

Per quanto riguarda la storia partiamo dalle basi: Lara non è la solita Lara.
È più giovane, squattrinata e soprattutto dopo sette anni non ha ancora accettato che il padre sia morto durante un "viaggio di lavoro".

Per vivere consegna cibo d'asporto in bici sfrecciando per le strade di Londra, e ogni occasione è buona per guadagnare quei soldi che, se firmasse le carte dell'eredità, avrebbe in grande quantità.
Poi, finalmente, la chiamata all'avventura (il livello 1 del gioco), cioè la ragione per cui io e gli altri sconosciuti eravamo in sala.
Livello dopo livello, la trama si snocciola tra inseguimenti e rebus, disastri e scelte ardue che mettono Lara faccia a faccia con il suo passato, la sua identità e vocazione e i segreti di un padre che ama tantissimo.
Lara non è un'eroina-principessa. Dimenticate la Wonder Woman di Gal Gadot.
Lara è una ragazza che si può incontrare in metrò. A parte il fatto che ha le fattezze della Vikander e un sacco di soldi da riscuotere.

Il mondo è ingiusto. Già. Ma andiamo avanti.

Il mondo non è solo ingiusto ma anche in pericolo. Qualcuno vuole svaligiare la tomba di una antica regina cinese per fare soldi, e chi meglio di Lara Croft per fermarlo?
Quale set migliore per ambientarlo se non un'isola abbandonata tra la Cina e la California?
E quale nemico migliore di Walton Goggins che per me sarà sempre e solo Mannix di Hateful8?
Le risposte a queste domande retoriche sono la ciccia del film.

 

Cosa resterà (di questa Lara Croft)

Senza fare spoiler, il finale parla chiaro: ce ne saranno almeno altri due di Tomb Raider.
Se il film andrà bene. Ma andrà bene.

Perché se frigge il cervello di tutti e lo immerge per bene nella salsa IndianaJones come ha fatto col mio, questo è uno dei pochi reboot che staccherà non pochi biglietti.

Un mio compagno di classe ha affermato: Lara Croft senza tette non è Lara Croft.
È vero, probabilmente ad Alicia manca il fattore J(olie) ma la giovane svedese può affidarsi a qualcosa di più di un reggiseno imbottito: un'ottima interpretazione per la quale ha lavorato sodo e preso un sacco di muscoli. Lara è una ragazza forte, moderna e si muove tra lo stereotipo e l'unico, canone del nuovo personaggio femminile figlio dei vari #timesup e #metoo che a Hollywood piace tanto da qualche mese a questa parte.
Del videogioco (e ve ne parla uno che ha provato solo TR Anniversary per pc, e non l'ha nemmeno finito) mantiene lo spirito della bambolina di gomma, indistruttibile e fortunata, che la forza di gravità sembra evitarla pur di farla vincere.

Su tutto il resto, l'esito è positivo. Non eclatante ma godibile quando sei stanco, fuori diluvia e l'unico sopralluogo che vuoi fare è quello di un'isola sperduta nel Pacifico.

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